Primo incontro nazionale tra i responsabili dei patti digitali

5 Lug 2023 | Notizie

Patti digitali: la prima convention online

Un’occasione per incontrarsi, virtualmente, manifestare le proprie esigenze di supporto pratico alle singole iniziative e anche ragionare su possibili strategie comuni. Gli oltre quaranta patti di comunità sull’educazione digitale già attivati o in corso di attivazione si sono ritrovati online per la prima convention che li riuniva tutti. Ha aperto i lavori Marco Gui, docente dell’Università Bicocca, tra i promotori della Rete dei Patti digitali, che ha illustrato gli obiettivi dell’iniziativa. “’Si alla tecnologia, ma nei tempi giusti’ e ‘Serve una comunità’, sono i due principi – presenti nel Manifesto dell’educazione di comunità scritto dai promotori dei patti – che mi sembra importante ribadire oggi”, ha detto Marco Gui, che ha anche ribadito gli obiettivi di una Rete nazionale dei Patti digitali: “fornire supporto pratico ai diversi gruppi, tenere aperto un confronto e uno scambio di esperienze reciproco, e dare più forza alle varie iniziative locali”.

Marco Grollo, dell’associazione Mec, membro del gruppo di coordinamento dei Patti, ha illustrato la diffusione delle iniziative, che coprono attualmente 10 regioni, con una prevalenza di quelle settentrionali, mentre sono una trentina i patti già avviati e una decina quelli in fase di attivazione.

Hanno poi preso la parola i referenti di alcuni gruppi che hanno già avviato Patti o stanno lavorando a una stipula per il prossimo anno. Giorgio Simonetti di Pordenone, ha rilevato come sarebbe necessaria la presenza di Ambasciatori, che facciano propaganda del Patto in diversi Istituti scolastici del territorio, iniziando già dalla prima classe della primaria. “In questo modo – ha concluso – l’idea diventerebbe virale, perché da quanto abbiamo visto, l’adesione dei genitori che vengono a conoscere l’esistenza dei Patti, è entusiastica”.

L’importanza di anticipare la proposta del patto

Cinzia Ivan, insegnante, dello stesso territorio, ha ribadito l’importanza di iniziare a proporre il patto molto presto, e ha sottolineato il ruolo della scuola nell’aiutare i genitori offrendo alternative concrete all’uso dello smartphone, ad esempio proponendo attività outdoor, a cominciare dall’organizzare gruppi che vadano a scuola a piedi o in bici e ascoltando le esigenze dei genitori, in momenti d’incontro loro dedicati.

Vanessa Trapani, di Sloworking, associazione di Vimercate che è stata tra le prime ad attivare un Patto, ha raccontato com’è nata l’idea. “Ci siamo trovati di fronte a una sfida per tutte le famiglie durante il Covid: come gestire i device digitali che all’improvviso erano diventati fondamentali per la scuola – ha spiegato -. Ci siamo resi conto che i genitori oscillavano tra il senso di colpa e l’incapacità di porre dei limiti, così da febbraio 2021 abbiamo avviato il percorso del Patto, coinvolgendo anche il sindaco della cittadina e i pediatri della zona”. Un problema è stato in alcuni casi una differenza di vedute tra famiglie e scuola, che spesso spinge a un uso del digitale, forzando a un’anticipazione anche i genitori che sarebbero contrari. “Crediamo quindi che il prossimo passo sia un coinvolgimento più diretto delle scuole perché il tema del rapporto con il cellulare diventi parte del percorso educativo – ha concluso Vanessa Trapani. – I genitori poi vanno coinvolti il prima possibile, forse già dalla scuola dell’infanzia”.

Il gruppo di Gemona del Friuli, che insieme a Vimercate è stato tra i primi a partire, si è trovato a dover affrontare due sfide, ha spiegato Giacomo Trevisan, di Mec: la prima era quella di tener vivo nel gruppo l’entusiasmo iniziale, e la seconda il coinvolgimento di nuovi territori interessati ad aderire al Patto. Si è deciso così di organizzare incontri a distanza per tutti i gruppi, con un’adesione molto alta: 250 genitori e 120 insegnanti. Il risultato del lavoro è stato il lancio di un patto unico per tutta la regione, con un portale dedicato. Fondamentale è stato il lavoro delle scuole che hanno favorito le adesioni.

Il ruolo della scuola

Stefano Boati di Aspettando lo smartphone, Patto nato in alcune scuole milanesi e ora diffuso in altre città, ha confermato la necessità di anticipare il momento in cui parlare del Patto ai genitori e ha sottolineato l’importanza di organizzare occasioni di scambio di esperienze tra famiglie.

Il gruppo di Ponte nelle Alpi non è legato a una scuola, ma riunisce le famiglie di un territorio. “Abbiamo iniziato cercando fin da subito l’appoggio del Comune cercando di coinvolgere le famiglie con un ciclo di incontri sul digitale, ‘Famiglie in connessione’ – ha spiegato Alex Fagro – Questo ha portato poi a un Patto sottoscritto da 70 genitori. Un problema che abbiamo riscontrato è la necessità di spiegare molto bene l’intento del Patto, che non è soltanto quello di proibire, per evitare che si instauri una divisione netta tra i genitori”.

Chiara Laveder, insegnante, è intervenuta in rappresentanza del Patto di Curtarolo, dove il lavoro è iniziato un anno fa circa. “Noi insegnanti abbiamo capito fin da subito che si trattava di fare la nostra parte per regolare l’uso degli strumenti digitali, così abbiamo pensato di ribadire l’uso del diario scolastico alla primaria, al posto del registro elettronico, e non utilizzare nemmeno Classroom per tutto il ciclo della primaria – ha spiegato Chiara Laveder -. Nel nostro caso il problema è stato coinvolgere i genitori in un’iniziativa promossa dalla scuola, per questo abbiamo proposto incontri rivolti alle famiglie in modo da risvegliare in loro la consapevolezza del problema”. Il lavoro di Curtarolo ha visto anche la realizzazione di due questionari sull’uso degli strumenti digitali da parte dei genitori e dei ragazzi della secondaria di primo grado.

Le possibili iniziative di formazione per ragazzi e genitori

Lorenzo Lattanzi, vicepresidente di Aiart, associazione partner del progetto, ha portato l’esperienza di due Patti nati a Macerata e a Corridonia. Le iniziative sono nate in collaborazione con altre associazioni attive sul territorio: Age, Associazione genitori, e Red, Rete di educazione digitale, oltre al Provveditore agli Studi. A Corridonia sono state raccolte 40 adesioni di genitori di figli tra i 10 e i 13 anni. “Abbiamo scelto la formula di un Patto ‘flessibile’, in cui ogni famiglia può scegliere una o più regole da applicare – ha spiegato Lattanzi –. Parlare di divieti non è mai bello, ma educare al limite, e quindi a una libertà consapevole, è un obiettivo che possiamo porci”.

La parola è poi passata a Elisabetta Coccia, di Torino, che ha da poco avviato un percorso per genitori di diverse scuole, con l’obiettivo di arrivare a un Patto. “Vorremmo articolare una proposta anche per la scuola secondaria di primo grado, in particolare per la delicata fase di passaggio dalla primaria alla secondaria – ha spiegato -. Noi genitori vorremmo essere propositivi anche riguardo a eventi formativi da organizzare”. A questo proposito un suggerimento per il sito www.pattidigitali.it è quello di creare delle videopillole su temi di educazione digitale, che possano essere utilizzati all’interno di tali percorsi.

Il coinvolgimento della scuola sul Patto è il problema riscontrato da Silvia Di Paola, referente del Patto di Collegno. “Abbiamo proposto al CDI lo studio assistito al pomeriggio per i ragazzi delle medie, in modo da favorire le relazioni e scoraggiare l’uso dello smartphone”.

Maria Elena del gruppo di Cernusco sul Naviglio ha poi proposto di attivare una sezione di “Domande Frequenti” all’interno del sito, in modo da fornire argomentazioni per rispondere alle obiezioni ai genitori che propongono il Patto nei loro vari contesti. Un secondo suggerimento è stato quello di pensare anche a un percorso per i ragazzi, che li coinvolga attivamente nella scelta del Patto.

L’incontro, che è stato moderato da Brunella Fiore, ricercatrice all’Università Bicocca e parte del board di Patti Digitali, si è concluso con la breve esposizione di alcune esperienze estere. Della situazione in Francia ha parlato Simone Lanza, insegnante, dottorando presso l’Università Bicocca e membro del board dei Patti Digitali. “In Francia alcune associazioni hanno proposto che nelle scuole fino ai 10 anni non sia consentito usare gli smartphone, né da parte degli alunni, né da parte degli insegnanti e del personale, e inoltre che le campagne informative sull’uso del digitale siano sempre finanziate da fondi pubblici e non da aziende”, ha spiegato. In chiusura Stefania Garassini, giornalista, docente all’Università Cattolica, e parte del board dei Patti, ha illustrato brevemente la situazione negli Stati Uniti, dove sono state presentate due proposte di legge per limitare l’utilizzo dei dati dei minori online e per attenuare i pericoli derivanti da contenuti inadatti al pubblico dei più giovani. “Si tratta di risultati che si sono ottenuti anche grazie all’attività di associazioni di genitori, che hanno fatto pressione sulle istituzioni”, ha concluso Stefania Garassini.

L’appuntamento, per ritrovarsi e avere un aggiornamento sulle diverse iniziative – questa volta dal vivo –  è per il 13 ottobre, all’Università Bicocca, per un pomeriggio di lavoro e riflessione sull’educazione digitale e sullo strumento dei Patti.